Una sfida per i bambini: gestire la rabbia
Quando i bambini sono piccoli, adorabili bambolotti che esprimono i propri bisogni con il pianto, siamo pronti a interpretare il loro disagio e ad accorrere in aiuto a ogni richiesta.
Man mano che crescono, però, dobbiamo insegnare loro che non tutti i desideri possono essere immediatamente soddisfatti, e che bisogna saper affrontare anche qualche frustrazione o saper fare qualche rinuncia. Un compito non facile per noi adulti (genitori, nonni, educatori…), ma di fondamentale importanza, e che implica imporre delle regole. Regole non arbitrarie, ma importanti per la vita sociale del bambino, per aiutarlo poi nel rapporto con i compagni e con gli altri adulti di riferimento; ma importanti anche perché in questo modo gli insegniamo che ci sono anche dei doveri, che ci aspettiamo delle cose da lui (o lei), e che deve sforzarsi a rispondere a queste aspettative. Aspettative certo non alte, sempre alla sua portata, ma con cui deve fare i conti. Si tratta del senso del limite, che il bambino deve acquisire, ma che suscita anche un senso di frustrazione e ogni tanto scatena la rabbia.
Un percorso naturale
Tutto naturale, quindi: fa parte del processo di crescita e dell’educazione che siamo chiamati a dare; ma per questa educazione dobbiamo insegnare al bambino anche a gestire la rabbia, a non lasciarsene sopraffare.
Per il bambino, essere arrabbiato significa sentirsi pervaso da un’emozione fortissima, di cui forse noi adulti stentiamo a renderci conto. Ma proprio per questo deve imparare a riconoscerla e a regolarla, in un processo che gli psicologi chiamano di “autoregolazione emotiva”. Un passaggio necessario per una crescita armoniosa.
Da fare/da non fare
- Prima di tutto, naturalmente, non bisogna cedere sempre (questo lo sanno tutti; quanto poi a farlo, è un altro paio di maniche…).
- Nel dare le regole, non facciamo solo un elenco di cose vietate, ma spieghiamo anche al bambino/a che cosa può fare, che cosa ci aspettiamo da lui/lei.
- In particolare, non enunciamo un divieto per poi tornare sui nostri passi appena il bambino fa un capriccio.
- Spieghiamo bene i castighi in cui il bambino incorre se si composta male, ma non promettiamo castighi che sappiamo di non poter mantenere: dobbiamo essere coerenti e cercare di non rimangiarci mai la parola.
- Anche se qualche volta i bambini con i loro capricci ci portano quasi al punto di perdere le staffe, non ricorriamo mai alle punizioni corporali, allo schiaffo fatto partire per esasperazione.
- Elogiamo il bambino quando fa qualcosa di positivo e segue le regole che abbiamo concordato, in modo che capisca bene che cosa va fatto, non solo che cosa non va fatto.
E durante un capriccio?
- Mettiamoci in ginocchio, con gli occhi all’altezza del bambino, e parliamogli senza gridare, ma con voce ferma e autorevole, facendogli capire che cosa ci aspettiamo da lui.
- Se il bambino si agita, possiamo anche abbracciarlo e tenerlo fermo: i bambini chiedono di essere “contenuti”.
- Se il bambino non smette, mettiamo in pratica il castigo che abbiamo promesso in precedenza. Ma ricordiamo che i castighi devono essere sempre fattibili, immediati e proporzionali al capriccio.