Insegniamo la solidarietà ai nostri bambini!

Guidare i bambini nel loro processo di crescita, indirizzandoli con amore ma anche con l’esempio concreto, è uno dei doni più belli dell’essere nonni. E tra i valori più importanti che siamo chiamati a trasmettere ai nostri nipotini c’è quello della solidarietà, intesa come disponibilità a stare vicini con sensibilità e generosità a chi è meno fortunato di noi, prestando il nostro aiuto in tutte le forme possibili.

La solidarietà è un valore importantissimo, che educa i bambini all’amore, al rispetto degli altri, al dono. Ma come fare a trasmettere loro concretamente questo valore? La strada maestra è come, sempre, l’esempio: i bambini imparano non da ciò che diciamo ma da ciò che facciamo. Quindi dobbiamo essere noi prima di tutto a dimostrarci disponibili alla solidarietà, a un atteggiamento di apertura e di accoglienza degli altri, e in particolare di chi è meno fortunato di noi.

Aiutiamo quindi i bambini a fermarsi a riflettere sulle difficoltà degli altri. Solidarietà infatti non significa (o non significa solo) allungare qualche spicciolo all’extracomunitario fermo al semaforo, ma immedesimarsi con gli altri e cercare di prestare un aiuto non sporadico, ma concreto e continuativo, che possa davvero aiutare chi si trova in difficoltà a costruirsi una vita migliore.

Una delle possibili strade per educare i bambini alla solidarietà è quella di sostenere una Onlus (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale) che si occupa di bambini, e magari di bambini che soffrono di una disabilità di cui i nostri nipotini hanno forse, anche se in maniera indiretta, fatto esperienza.
Tra queste, una probabilmente “a portata di bambino” è quella della diminuzione dell’udito: anche senza avere altri esempi più eclatanti, capita spesso per esempio che noi nonni, benché non ci piaccia riconoscerlo,… beh, ci sentiamo un po’ meno bene di quando eravamo giovani.
Ebbene, potremmo per esempio partire proprio da questa esperienza concreta per invitare nostri nipotini a riflettere su com’è un mondo senza suoni, che senso di isolamento e di solitudine può avere chi non può sentire, soprattutto se è un bambino che fin dalla nascita non ha avuto la fortuna di poter ascoltare la voce della mamma, il fischio del vento, il suono di uno strumento musicale, il rombo di un motore…; com’è difficile per lui parlare, e quindi comunicare, farsi capire, imparare.
Dopo, possiamo proporre ai nostri nipotini di donare un aiuto concreto ai bambini che soffrono di sordità nel mondo, in particolare in quelle aree dove questo problema si somma ad altre, gravi difficoltà di ordine sociale ed economico, e stabilire con loro in che modo prestare il nostro aiuto. L’importante è che il bambino si senta coinvolto, e che si impegni in prima persona – pur con i suoi mezzi –  per dare il suo contributo.

Anche la scuola, naturalmente, può e deve essere coinvolta. Per esempio, la Onlus Ascolta e vivi, che si occupa in particolare del problema della sordità nei Paesi in via di sviluppo con una serie di iniziative e di aiuti concreti, propone da qualche anno ai bambini delle scuole primarie italiane una serie di incontri volti  a sensibilizzare gli alunni sulla necessità di tutelare l’udito, evitando comportamenti pericolosi (ascoltare musica in cuffia a un volume eccessivo, frequentare locali con livelli sonori elevati, partecipare a eventi e attività ricreative rumorosi…). Durante gli incontri i bambini possono non solo esprimere liberamente dubbi, domande e impressioni, ma anche integrare le informazioni ricevute con le loro conoscenze ed esperienze, per interiorizzare pienamente le informazioni riccevute collegandole al loro vissuto. Un modo per far comprendere ai bambini quale dono sia l’udito, e come sia importante aiutare tutti coloro, e soprattutto i loro coetanei, che sono affetti da sordità.

 

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