Bambini e smartphone: non servono i divieti, ma l’esempio

Quando i nostri figli erano piccoli, tutti noi, i nonni di oggi, ci sforzavamo di staccarli dalla televisione, lo spauracchio di trent’anni fa. Eppure, a pensarci bene la televisione non era – non è – poi così invasiva, rispetto agli smartphone e ai tablet che vediamo ormai massicciamente in mano ai bambini. Se non altro, si poteva vedere solo a casa, i programmi erano più o meno controllabili, si poteva agire sugli orari… Oggi, il controllo dei moderni mezzi di comunicazione è diventato molto più difficile: ce l’hanno in tasca, nello zaino, possono connettersi dove vogliono e hanno a disposizione un mondo, sia pur virtuale, per navigare.
A lanciare l’allarme è la Società Italiana Pediatria, che ha diffuso dati su cui riflettere: in Italia, il 20% dei bambini utilizza uno smartphone nel primo anno di vita e 80% dei bambini tra i 3 e i 5 anni è capace di usare il cellulare dei genitori. Ma sono gli stessi genitori a usare lo smartphone per “calmare” i bambini, con una percentuale del 30% nel primo anno di vita e del 70% nel secondo. E lo fanno per tenerli buoni quando sono a tavola, per distrarli nei luoghi pubblici, quando devono occuparsi delle faccende di casa o per metterli a letto.

I pediatri mettono in guardia contro questo dilagare dei dispositivi multimediali, che interferiscono con lo sviluppo cognitivo dei bambini. Basta pensare al touchscreen: una grande comodità, ma i bambini piccoli hanno bisogno di fare esperienza della concretezza degli oggetti, da toccare, da manipolare, da portare alla bocca… E poi, nulla può sostituire l’interazione diretta con gli adulti, che siano genitori, nonni, insegnanti, babysitter…  Pensate che anche per apprendere nuove parole il bambino ha bisogno della spinta affettiva del calore, dell’incoraggiamento e, in definitiva, dell’amore dell’adulto. Non fidiamoci ciecamente, per esempio, delle app che promettono giochi educativi: verifichiamole, perché talvolta dietro la facciata sono povere di contenuti. E ricordiamo che attraverso il gioco pratico, che comporta un’interazione tra i bambini o tra adulti e bambini, il bambino impara a controllare le proprie emozioni, a superare le frustrazioni, a rapportarsi con gli altri. Abilità fondamentali per la sua vita!

Se questa è la teoria, sappiamo per esperienza che la pratica è assai meno facile. Ci sono momenti in cui “mollare” il cellulare ci sembra una salvezza. E poi, quando i bambini cominciano ad andare e scuola, chi li ferma più!
Certo, possiamo cercare di limitare l’uso di questi strumenti. Ma la regola è sempre una: inutile dare divieti drastici, e poi infrangerli. Se diciamo che a tavola non si porta il cellulare, non dobbiamo portarlo neanche noi; se diciamo che ai videogiochi si gioca solo un’ora, poi dobbiamo essere pronti a fronteggiare le inevitabili proteste senza cedere; se diciamo che non si passa la serata stesi sul letto e attaccati al tablet, dobbiamo sforzarci di dare un’alternativa che non sia sedere accanto a noi a guardare alla televisione programmi noiosi anche per gli adulti. Insomma, un lavoro difficile, ma necessario.

Però possiamo anche affiancare i bambini nell’uso di questi dispositivi, offrendoci di giocare con loro e scegliendo i giochi e le app più adatte. Un modo per stare insieme, per condividere, ma anche per proteggerli, guidarli a un uso consapevole mettendoli in guardia in modo concreto dai rischi della rete ed evitare che incappino in contenuti non adatti. Un lavoro che richiede tempo e che va impostato appena possibile, quando “cediamo” dando uno smartphone in mano ai bambini, perché sappiamo per esperienza che quando entrano nell’adolescenza sarà più difficile imporre regole, ma anche fornire insegnamenti per un uso corretto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *