Nonna Annalisa racconta – Quando la nipotina si ammala

Telefonata della figlia: la piccola E. ha la febbre e, per la prima volta, ha vomitato. Niente di straordinario, direte voi: capita a tutti i bambini. E anch’io dicevo così, finché non sono diventata nonna. Ora mi preoccupo, mi addolora l’idea di quel tenero uccellino sempre così attivo e sorridente abbattuto, febbricitante, svanita la voglia di giocare, di saltare… E mi addolora non poter correre da lei: meglio non rischiare di contagiarsi con l’influenza, visto che in questi giorni i genitori possono restare a casa; arriverà anche il tempo della nonna, per andare da lei quando sarà guarita e saranno impegnati con il lavoro.

Normale amministrazione, certo. Ma io riflettevo, ancora una volta, sul fatto che c’è un tempo per fare i genitori e un tempo per fare i nonni. Che siano ruoli diversi e non sovrapponibili l’ho sempre pensato e scritto, anche in queste pagine. E non si tratta solo di diverso ruolo educativo e di diversa responsabilità. Noi nonni, anziani, misuriamo sforzi e pericoli sulle nostre forze, e abbiamo più paura.

Da mamma, mi sarei preoccupata in questo modo per un’influenza, sia pure con vomito? Certo mi sarei preoccupata, ma la differenza sta in nel modo: la preoccupazione sarebbe stata (ed è stata) più concreta, più attiva, più concentrata sul “fare” (chiamare il pediatra, somministare le medicine, cercare di reintegrare i liquidi…); ora, da nonna che sta un passo indietro e che deve fare i conti anche con le proprie fragilità, la preoccupazione è più intima e si nutre anche del rammarico di non poter fare abbastanza (se fossi lì, potrei leggerle una fiaba, fare un disegno, sussurrarle una canzoncina…). Senza contare che alla nostra età, quando abbiamo giocoforza cominciato a fare i conti con un fisico che mostra qualche segnale di cedimento, la malattia, qualunque malattia, fa più paura.

Eppure, lo sappiamo: i bimbi crescono anche così, è così che mettono alla prova e rinforzano il proprio sistema immunitario, le malattie sono quasi passaggi obbligati con i piccoli. Ma tutto questo non basta né a tranquillizzarci, né a colmare il nostro desiderio di essere lì, accanto a loro.

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