Mamme di ieri e mamme di oggi

mamma-figlia-nipote-Monkey-Business-Images-_-Dreamstime.comCi sono differenze tra le mamme di ieri e quelle di oggi? Riflettevo su questo l’altro giorno, ai giardini, guardando i bambini che sciamavano allegri dopo la scuola, seguiti dalle mamme. E certo non parlo dell’amore verso i figli, che è uguale di generazione in generazione: un innamoramento che penso tutte noi mamme, di ieri e di oggi, abbiamo avuto (e che noi nonne abbiamo provato di nuovo, verso i nostri nipoti). Parlo proprio dello “stile di mamma”.

Prima di tutto, inutile negarlo: le mamme oggi sono non solo meno numerose, ma hanno anche, mediamente, qualche anno in più rispetto a quelle della nostra generazione. E questo ce lo dicono le statistiche, che ci dicono anche che di figli in Italia se ne fanno sempre meno. Oggi è difficile vedere una mamma sotto i trent’anni; ai nostri tempi era la norma. E per queste mamme la maternità è sempre più una scelta. Non che per noi non lo fosse, ma diciamo: per noi, l’iter naturale era studio/lavoro/matrimonio/figli. Ed era un iter che una serie di convenzioni sociali rendeva abbastanza vincolante: una volta che ti eri sposato, tutti si aspettavano che nel giro di un qualche anno avessi un bambino.

Oggi, al di là del problema della precarietà del lavoro (una piaga dei nostri giorni), gli ultimi due passaggi sono sempre di più un optional, e soprattutto sono slegati l’uno dall’altro: spesso si decide di non sposarsi ma di avere ugualmente dei bambini o, viceversa, ci si sposa ma si decide di non averne. Le mamme insomma avvertono meno la pressione delle convenzioni sociali, quindi la maternità è per loro, o per la maggior parte di loro, una scelta, ancora più che per le mamme della nostra generazione.

È un bene? Certo, lo è: sono mamme più consapevoli, che in genere arrivano alla maternità più mature, quando almeno una parte dei loro obiettivi personali (sul lavoro, per esempio) sono stati raggiunti. L’altra faccia della medaglia è che… forse, per decidere di avere un figlio, bisogna “gettare il cuore oltre l’ostacolo”, buttarsi, accettare l’imprevisto. E forse (ma dico forse) su questi figli così programmati si accumulano aspettative molto alte, che per loro non sempre sono un bene.

E poi, se da un lato queste mamme sono molto preparate, hanno letto molto, sono informatissime, dall’altro sono molto ansiose. Sanno tutto su allattamento, vaccinazioni e tappe della crescita, e se appena il bambino “devia” rispetto alla tabella che pensano debba seguire, entrano in ansia. E questo nonostante ripetano convinte che “ogni bimbo ha i suoi ritmi”, come hanno letto e come dicono e scrivono tutti gli esperti. Ma tra la teoria e la pratica, si sa…

Inoltre la sensazione è che non sempre riescano a imporre quelle regole che sono fondamentali per la crescita dei bambini. Regole da dare con fermezza e autorevolezza, senza gridare e senza arrabbiarsi… ma insomma, da dare. Passata l’epoca degli scapaccioni e della disciplina rigida delle nostre mamme, che certo sbagliavano, e passata anche la nostra epoca, di noi che ci barcamenavamo in qualche modo, con più di un’incertezza e magari anche con qualche mancanza di coerenza,  ora spesso è come se le mamme di oggi non riescano a trovare un modo alternativo di farsi ascoltare, di mettere dei paletti, di imporre una “disciplina” (che certo non è una bella parola – suona  troppo militaresca – ma… serve!).

Che mestiere difficile, quello della mamma! Un mestiere fatto di delicati equilibri, in cui l’amore deve diventare capacità di dare direttive salde, di essere sempre aperti al dialogo e al confronto, ma anche di stringere anche un po’ i freni quando occorre, in cui la necessità di proteggere i cuccioli deve lasciare loro lo spazio necessario per mettersi alla prova e sperimentare, anche a costo di sbagliare…
Auguri, mamme, e buon lavoro!

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