Giochi per bambine e giochi per maschietti: è proprio così?

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© Goran Bogicevic | Dreamstime.com

Esiste uno “specifico femminile” e uno “specifico maschile”? Insomma, le differenze di genere (come ora vengono chiamate, con una definizione alla moda) sono solo un frutto della nostra cultura oppure sono innate?
È una domanda a cui non so dare una risposta. Un tempo, tanti anni fa, da ragazza diventata adolescente all’inizio degli anni Settanta e imbevuta di femminismo, avrei risposto, indignata, di no.
Anche da mamma di due femminucce scatenate e “maschiacci” avrei risposto di no (per quanto entrambe poco interessate a calcio e motori, con disappunto di mio marito).
Oggi però comincio ad avere dei dubbi. Vedo per esempio le differenze tra i miei nipotini, due gemelli di poco più di un anno e mezzo, che ovviamente hanno a disposizione gli stessi giocattoli.
Lei è evidentemente attratta da peluche e pupazzetti e, per quanto ancora non sia capace di giocare organizzando il cosiddetto gioco simbolico (“facciamo che io ero…”), come sicuramente comincerà a fare tra breve, li accarezza, ne apprezza la morbidezza, se li accosta al viso… Lui invece non li degna di uno sguardo, per lanciarsi su tutti i pulsanti, le ruote e i meccanismi che gli capitano a tiro e che può pensare di attivare.
Certo, ci sono i giocattoli “trasversali”, quelli con cui giocano entrambi allo stesso modo: le costruzioni, i pennarelli colorati (pericolosissimi per le pareti di casa!), il cavallo a dondolo, i giocattoli musicali. La differenza però rimane. Insomma i due, a dispetto della tenerissima età, sembrano incarnare i due stereotipi di maschietto/femminuccia che la mia generazione si è tanto affannata a negare, e questo senza particolari sollecitazioni familiari, come magari sarebbe avvenuto se, invece che gemelli di sesso diverso, fossero stati dello stesso sesso.

E allora? Significa che va bene così, indirizzare le bambine verso le bambole e i maschietti verso le macchinine, come è avvenuto per secoli? Evidentemente no. E questo è un sentire ormai molto diffuso, se perfino Obama, il presidente degli Stati Uniti, durante una raccolta natalizia di giocattoli per bambini ha sentito il bisogno di scompaginare le carte mettendo nel cesto delle bimbe anche un po’ di giochi “maschili”.

Però cerchiamo di non forzare la mano: ogni bambino ha la sua indole, un carattere che, a dispetto di quanto possiamo pensare, si definisce piuttosto presto (naturalmente non ho certezze, non essendo una psicologa, ma la mia esperienza mi dice che ogni bimbo ha, fin dalla nascita, un modo tutto suo di rielaborare le esperienze e di reagire alle sollecitazioni), e il nostro compito dovrebbe essere non quello di “forgiarlo” o di cambiarlo, come si pensava un tempo, ma di aiutarlo a scoprire se stesso, senza pressioni in un senso o nell’altro.
Ma, sopratutto, cerchiamo di non dare, anche involontariamente, una connotazione negativa alle loro preferenze: i bambini devono essere rispettati, accompagnati nella crescita, e noi dobbiamo sforzarci di non sovrapporci a loro dando per scontate le nostre categorie mentali. Perciò ben vengano le bambine calciatrici e i maschietti che imparano a cucire, ma non neghiamo le bambole alle prime e le macchinine ai secondi. Voi che cosa ne pensate?

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Maschietti e femminucce: sempre giocattoli diversi?
Risponde lo psicologo – Giocattoli diversi per maschietti e femminucce?

 

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