Risponde lo psicologo – Se il bambino “non ha voglia di fare”
Un bambino che a scuola sembra svogliato, che non fa i compiti e ha cattivi risultati. Come affrontare il problema? I consigli della psicologa Manuela Arenella.
DOMANDA
Ho un bambino di 7 anni che va in seconda e non ha proprio voglia di fare! Premetto che ha anche iniziato tardi a parlare e ancora adesso rispetto ai suoi coetanei ha problemi a esprimersi.
Lo portiamo a fare terapia occupazionale e logopedia ma con pochi risultati; i maestri dicono che lui sa fare ma che spesso si rifiuta.
Abbiamo anche parlato con lui della scuola e dice che gli piace e si vede che va con piacere, ma poi prende note e porta a scuola i compiti non finiti.
Gli abbiamo tolto per un po’ i cartoni animati , i giochi, gli sport: stava solo seduto in camera ma niente, i compiti non li faceva. Abbiamo provato anche con i premi, ma nessun risultato.
Io non so piu cosa fare e non ho neanche più pazienza. Sappiamo che potrebbe fare ma non vuole e comunque non parla, non dice che cosa ha. Non credo che, come hanno scritto nella relazione dei terapisti, abbia dei problemi cognitivi, ma se sì quali sono? Nessuno specifica.
Siamo soli, sfiduciati e non sappiamo piu cosa fare!
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Gentile Signora, capisco il suo sconforto di fronte ad una situazione che sembra senza uscita, ma è importante non lasciarsi abbattere e rimboccarsi le maniche per trovare soluzioni che aiutino il suo bambino e sostengano voi.
Di solito dietro la svogliatezza o il rifiuto di fare i compiti c’è la paura di fallire, di non essere all’altezza. Ogni bimbo con un’autostima sufficientemente solida cerca ambiti di riuscita; anche la scuola, con i compiti e il misurarsi con prove sempre più difficili, è una sfida che motiva all’impegno, mentre la soddisfazione che nasce dai risultati nutre il senso di sé.
Quando un bimbo rinuncia a questo, il più delle volte c’è una tensione, una problematica emotiva che ostacola i processi di apprendimento, assorbe le energie psichiche, che pertanto non possono essere messe al servizio della mente.
È importante adottare un atteggiamento fermo sul fatto che i compiti sono un suo dovere e può essere molto bello scoprire tante cose nuove. Allo stesso tempo, però, dobbiamo provare ad aprire un dialogo sul perché la scuola per lui è così faticosa, e che cosa si può fare per aiutarlo.
Lui farà fatica a spiegare il suo disagio, per cui è importante che siate voi a “prestargli le parole”.
Provate a fare delle ipotesi: “forse quello che ti fa far fatica è una paura? Forse hai paura di sbagliare? Sono compiti troppo difficili per te?”. Trovate voi le parole, ma cercate di trasmettere al vostro bambino un atteggiamento di fiducia e accoglienza. Se ci sono tensioni o rabbie sottostanti, le imposizioni dei genitori aumentano l’opposizione, e si finisce in un braccio di ferro che sfinisce sia i bambini che i genitori. Sciogliete la tensione, evitate l’atteggiamento di rabbia e delusione, tipo “sei sempre il solito”.
Provate a leggere questi comportamenti come espressione di un disagio e coltivate dentro di voi la fiducia sul fatto che, supportato nel modo giusto, il vostro bambino ce la farà.
Se si ipotizzano problemi cognitivi, questi possono essere valutati, attraverso test specifici, da un neuropsichiatra infantile (anche presso la vostra ASL di riferimento). Se non risultano deficit cognitivi, il mio suggerimento è di rivolgervi ad uno psicoterapeuta infantile della vostra zona, che potrà lavorare su eventuali blocchi emotivi.
In bocca al lupo!
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.