Risponde lo psicologo – Le sfide dei bambini
Una bambina tanto disubbidiente che sembra voler sfidare tutti, genitori e maestre. Che fare? Ecco la risposta della psicologa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza, collaboratrice anche di www.bimbiarimini.it, il sito che segnala tutto ciò che succede nel “pianeta” dell’infanzia nel territorio di Rimini.
DOMANDA
Sono il papà di una bambina che ha 6 anni e frequenta la prima classe della scuola
primaria.
La bambina è sempre stata molto sveglia, dinamica, ma anche un po’ ribelle, nel senso che tende a non ubbidire, chiacchiera molto, soprattutto risponde sia a noi genitori (separati da quando aveva un anno e mezzo) che ai nuovi maestri anche durante le lezioni.
Ga già preso diverse note perché disturba gli altri, chiacchiera in continuazione e ha perfino colorato di bianco il banco in classe, sapendo benissimo che non è da fare.
Le maestre sono esauste, hanno detto che così non va… Noi più che spiegare alla bambina con calma e determinazione ciò che deve e non deve fare e soprattutto il motivo per il quale certe azioni vanno o non vanno commesse (cosa che non sembra funzionare), non abbiamo grandi idee. Non ricordo una volta in cui la bambina non abbia ribattuto a ciò che le si dice di fare, quasi fosse una sfida da parte sua avere l’ultima parola.
A volte si ritrae a piangere quando viene sgridata da me, anche se spiego sempre il motivo e soprattutto cerco di farle capire che certi comportamenti invadenti e magari scherzosi nei confronti di altri compagni non le farebbero piacere se fosse lei a subirli.
Come dobbiamo fare per evitare che disturbi in classe e che risponda sempre?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Gentile lettore,
la situazione che descrive fa pensare a una difficoltà legata al percorso delle regole e limiti, fondamentale per aiutare i bambini a gestire le pulsioni, ad allenare la capacità di attenzione e concentrazione, ridurre l’onnipotenza e sviluppare l’empatia.
È un percorso che ha origine fin dagli 8-9 mesi, epoca in cui il bambino comincia a gattonare e il limite è dato dal genitore che fisicamente porta via il bambino da fonti di pericolo.
Dopo l’anno e mezzo gli “occhiacci brutti”, lo sguardo arrabbiato dei genitori dovrebbe fermarlo e portarlo a fare ciò che il genitore chiede.
Man mano che il bambino cresce si stabiliscono delle piccole regole (legate all’igiene personale, agli orari , ai compiti, ecc..), che risultano efficaci se sono:
– CHIARE, cioè esplicitate al bambino;
– COSTANTI, cioè valide sempre;
– COERENTI, cioè portate avanti da entrambi i genitori.
L’autorevolezza di un genitore si basa sulla fermezza e sulla piena adesione emotiva alle cose che dice e che decide.
Ciò che può inficiare o indebolire la fermezza con cui un genitore dice un “No” sono i sensi di colpa.
È possibile che la separazione dei genitori abbia minato la possibilità di esercitare una coerenza, ma soprattutto che abbia attivato dei sensi di colpa che rendono cedevoli, poco fermi.
Questo può aver alimentato la rabbia e l’opposizione della bambina, che sembra chiedere a gran voce un contenimento, sia a casa che a scuola.
Gli atteggiamenti di sfida e provocazione sembrano una richiesta estrema di ricevere un “alt” fermo, che la aiuti a contenere la sua rabbia e le faccia sentire che ci sono adulti forti, autorevoli, che possano costituire per lei dei veri punti di riferimento.
Dare un limite a un bambino significa aiutarlo a incanalare l’energia aggressiva in modo costruttivo e non distruttivo; significa dare indicazioni chiare su ciò che si può o non si può fare; significa fargli sentire che c’è qualcuno che si occupa di lui e lo ama al punto da ingaggiare una sfida faticosissima pur di trasmettergli dei valori. Se un bambino ha dei genitori che non sanno tenergli testa, come farà a sentirsi protetto?
Credo che, per aiutare la sua bambina, sia necessario riprendere le fila del discorso regole, prima di tutto tra voi genitori, poi con lei.
È necessario chiarire che ci sono dei comportamenti accettati e altri che non sono consentiti, sia a casa che a scuola, ed è necessario stabilire sia le regole che le conseguenze, qualora queste non vengano rispettate.
Non bastano i discorsi o gli inviti a mettersi nei panni degli altri, è necessario sperimentare che un certo comportamento ha delle conseguenze (non si guarda il programma preferito, non si esce, o altre cose che sapete essere importanti per la vostra bimba).
All’inizio ovviamente questo aumenterà la rabbia, e quindi l’opposizione, ma poi potrà permettere alla vostra bimba di sperimentare modalità diverse di entrare in relazione, che non prevedano provocazioni e sfide, e la possibilità di affidarsi ai suoi adulti di riferimento.
Trovi altri articoli sulle sfide dei bambini anche a questi link:
Quando il bambino ci sfida
Il momento del “no!”
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.
Risponderà alle vostre domande e sollecitazioni (per scrivere potete utilizzare l’indirizzo mail: [email protected]), anche su temi legati all’attualità e a fatti di cronaca.