Lo smog: quanti pericoli per la nostra salute!

Nell’80% delle città del mondo si respira aria inquinata, con livelli di smog ben al di sopra della soglia di scurezza indicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, cioè una media annua di 37 μg per ogni metro cubo di aria.
A essere pericoloso, in particolare, è il particolato fine, cioè le particelle più piccole di sostanze inquinanti, dal diametro microscopico (dette PM 2,5). Sono particelle prodotte in particolare dai mezzi di trasporto inefficienti, dalle caldaie del riscaldamento delle case e dalle industrie, e che penetrano nel nostro organismo senza che le percepiamo danneggiando non solo il nostro sistema respiratorio, ma anche il cuore e il cervello, e aumentano il pericolo di ictus.
Sempre l’OMS dice che sono circa 6,5 milioni ogni anno le persone che muoiono per problemi riconducibili allo smog: tumore polmonare, ictus e problemi cardiaci, i percentuali quasi uguali (rispettivamente 36%, 34% e 27%) .

Come agisce lo smog?

Ma come agisce lo smog? Risponde a questa domanda una ricerca condotta da un gruppo di studiosi della Brigham Young University di Provo (USA) e pubblicata su Circulation Research: il particolato fine danneggia l’endotelio, cioè il sottile rivestimento interno dei vasi sanguigni, provocando un’infiammazione che si ripercuote su tutto il nostro organismo.
È un’azione molto simile a quella del fumo; e infatti lo smog provoca lo stesso tipo di danni.
La ricerca è stata condotta su tre gruppi di 24 persone non fumatrici, ciascuno esposto a un livello diverso di particolato fine. Ebbene, nel gruppo esposto a un livello più alto di PM 2,5 presentava un aumento del numero di cellule morte e un innalzamento di alcuni valori legati al sistema immunitario e che indicano uno stato di infiammazione.

È possibile migliorare la situazione?

Certo, dati non confortanti, e di fronte ai quali ci si sente un po’ impotenti: purtroppo non possiamo tutti fuggire dalle città… Ci vuole un’azione politica, con incentivi volti a potenziare i mezzi pubblici e a incoraggiarne l’uso, a facilitare chi acquista automobili elettriche, a controllare le caldaie domestiche e a ridurre le emissioni delle industrie. Ma su questa strada c’è purtroppo ancora molto da fare.

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