L’aspirina: siamo sicuri di conoscerla?

aspirina-influenza-coppia-seniorÈ una delle medicine più note e utilizzate: tutti gli anni nel mondo si producono e consumano 40 000 tonnellate di aspirina, che equivalgono a 120 miliardi di compresse da 500 milligrammi. Una diffusione così vasta che nel 1969 compresse di aspirina facevano parte dell’equipaggiamento degli astronauti dell’Apollo 11, quelli che atterrarono sulla Luna.
L’abbiamo presa tutti, almeno qualche volta nella nostra vita, oppure abbiamo preso qualche altro preparato che ha lo stesso principio attivo, in caso di influenza o di dolori. Eppure, non tutti sanno esattamente che cos’è e quali sono i suoi effetti.

Una lunga storia

Per esempio, molti ignorano che la usavano già i Sumeri e, dopo di loro, gli antichi Egizi. Questi antichi popoli infatti usavano la scorza di una pianta, il salice, per abbassare la febbre. Nel V secolo a.C. Ippocrate, il padre della medicina moderna, raccomandava l’uso della linfa estratta dalla corteccia di questa pianta per alleviare il dolore delle partorienti e combattere la febbre. Nel Medioevo era diffuso l’uso di un decotto di corteccia di salice per aiutare le persone afflitte da dolori, e anche i nativi americani conoscevano l’uso di questa pianta per curare mal di testa, febbre e dolori muscolari.
Ma perché proprio il salice? Perché questa pianta è ricca di acido salicilico, il principio attivo contenuto nelle compresse di aspirina e che fu scoperto per la prima volta nel 1838 a un chimico italiano, Raffaele Piria.
Per arrivare al composto chimico che tutti utilizziamo, però, doveva passare ancora del tempo. Nel 1853 fu un francese, Charles Frédéric Gerhardt, a riuscire a produrre per primo l’acido salicilico, anche se quello prodotto da Gerhardt aveva un gusto molto sgradevole e aveva effetti negativi sulla mucosa gastrica.

Ormai però la strada era tracciata. Bisognava trovare solo il modo di far sì che questo principio attivo fosse tollerato meglio dal nostro organismo. Ci riuscì nel 1897 Felix Hoffmann, un chimico tedesco dei laboratori Bayer, combinando l’acido salicilico con l’acido acetico: era nato l’acido acetilsalicilico che ancora oggi utilizziamo.
Due anni dopo, nel febbraio del 1899, la Bayer cominciò a commercializzarlo in tutto il mondo con il nome di Aspirina, depositando il marchio. Il successo fu immediato e immenso: basti pensare che alla fine della Prima Guerra Mondiale  tra le clausole imposte dai vincitori alla Germania sconfitta nel Trattato di Versailles c’era anche quella che la Bayer rinunciasse al brevetto sull’Aspirina.

Ma sapete qual è l’origine del nome di questo medicinale? È composto dalle iniziali di “acetile”, di Spiraea ulmaria, il nome latino di una pianta ricca di acido salicilico, e dal suffisso –ina, che individua i composti chimici.

Come agisce

Insomma, un farmaco con una lunga storia, ma di cui non sono ancora del tutto note le infinite proprietà.
Lo usiamo infatti per combattere mal di testa e dolori articolari, per abbassare la febbre e per assicurare la fluidità del sangue. Ma in che modo agisce?
La sua composizione chimica è apparentemente semplicissima: nove atomi di carbonio, quattro di ossigeno e otto di idrogeno. Il suo spettro di azione, però, è amplissimo e dovuto a una particolare reazione tra l’aspirina e alcuni dei nostri enzimi, la cui azione viene inibita, con il risultato di far diminuire le infiammazioni, e quindi il dolore e la febbre che ne conseguono.
In pratica, l’aspirina blocca gli enzimi necessari al funzionamento delle prostaglandine, mediatori chimici prodotti dalle cellule e incaricati tra l’altro di trasmettere il segnale del dolore al cervello e quello della temperatura corporea all’ipotalamo.

A che cosa serve

Ma quali sono gli usi dell’aspirina? Certo, come dicevamo, abbassare la febbre e far diminuire il dolore. Ma anche favorire la fluidità del sangue, facendo diminuire il rischio di infarti, trombi e ictus.
E oggi si stanno studiando anche i suoi effetti positivi sulla cura del cancro. Studi recenti infatti parrebbero dimostrare che presa quotidianamente aiuta a prevenire alcuni tumori, come quello del colon-retto, e diminuisce il numero di morti in altri tipi, come per esempio quello al seno. La ragione? L’aspirina previene le infiammazioni, che favoriscono il proliferare delle cellule cancerogene, e migliora la circolazione sanguigna, il che ostacolerebbe il radicarsi delle cellule cancerogene.
Si tratta di studi promettenti, ma ancora non definitivi. Quello che è certo, invece, è che anche nell’assumere questo farmaco, che è di quelli “da banco” che non necessitano di prescrizione, è necessario il controllo medico. L’aspirina infatti favorisce sì la fluidità sanguigna, ma c’è anche il rischio che provochi delle emorragie (e infatti in caso di interventi chirurgici la terapia va sospesa per qualche tempo), così come può avere alcune ripercussioni sull’apparato digerente.

 

Disclaimer  
Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il  parere medico.

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