Risponde lo psicologo – Rabbia o gelosia?
Un bambino che, soprattutto quando si trova con il fratellino più piccolo, diventa molto disubbidiente e dispettoso. Sarà rabbia o gelosia? In ogni caso, bisogna riuscire a imporre al bimbo dei limiti e delle regole, necessari non solo per la tranquillità familiare, ma per una crescita equilibrata. Il parere della psicologa Manuela Arenella.
DOMANDA
Ho due figli: il più grande ha 3 anni e il più piccolo 19 mesi. La fase della gelosia per fortuna è passata… Adesso però c ‘é la fase della complicità. Il più piccolo però mi ascolta quando gli vieto qualcosa che possa essere pericolosa o qualcosa che non sia ancora alla sua portata. Il più grande invece è molto disubbidiente, in particolare quando si trova con il fratellino. Ogni giorno quando andiamo a prendere il fratellino è una vera impresa: se non distrugge un libro o un giocattolo è un miracolo, corre per tutto il nido… Lo sgrido e ogni tanto arriva anche una scuolacciata, ma lui alla sculacciata risponde con un sorriso. La cosa continua fino a quando arriviamo in macchina (una volta usciti dal nodo scappa a destra e a sinistra coinvolgendo anche il fratello). A volte faccio finta di andare via, ma la cosa non mette paura a nessuno dei due. La cosa si ripete una volta parcheggiata la macchina e arrivare a casa.
Che cosa posso fare?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Gentile Signora, da ciò che racconta sembra che il suo bimbo, pur dimostrando di avere molte risorse, manifesti delle difficoltà nell’ambito dell’accettazione di regole e limiti.
Com’è andato l’inserimento alla materna? Come va il rapporto di suo figlio con gli altri bambini? Riesce a mediare per accedere a un gioco condiviso, oppure tende a “dirigere” il gioco o ad imporsi?
Manifesta le sue paure o tristezze? Chiede aiuto a voi genitori in questi casi?
È ingestibile solo quando andate a prendere il fratellino, o anche in altre situazioni?
Sarebbe importante avere queste informazioni, per poter fare ipotesi più fondate.
Si tratta di gelosia o di difficoiltà ad accettare le regole?
Se gli atteggiamenti provocatori si manifestano solo mentre andate a prendere il fratellino, posso ipotizzare che in realtà questo atteggiamento sia l’espressione di una gelosia. Attacco, aggredisco l’ambiente nido, ciò che ha a che fare col fratellino; divento ingestibile quando lui torna a casa, quasi come un modo per continuare comunque ad essere visto.
Se queste provocazioni si estendono anche ad altre situazioni, allora c’è un problema legato all’area delle regole e limiti.
Di seguito le ripropongo stralci di articoli scritti in precedenza, che approfondiscono l’argomento.
È importante che arrivi chiaro ed autorevole il suo alt, perché dei bimbi così piccoli non possono scappare per strada da soli, e la mamma deve riprendersi il suo ruolo di riferimento.
Le regole e i limiti
I bambini nascono onnipotenti ma, il percorso di crescita e una serie di regole e limiti dati progressivamente dai genitori, fanno in modo che questa onnipotenza si riduca, a favore di una sempre maggiore individuazione, tolleranza delle frustrazioni e capacità di capire che esistono anche gli altri.
È un percorso che ha origine fin dagli 8-9 mesi, epoca in cui il bambino comincia a gattonare, e il limite è dato dal genitore che fisicamente porta via il bambino da fonti di pericolo.
Dopo l’anno e mezzo gli “occhiacci brutti”, lo sguardo arrabbiato dei genitori dovrebbe fermarlo e portarlo a fare ciò che il genitore chiede.
Man mano che il bambino cresce si stabiliscono delle piccole regole (legate alla propria igiene, agli orari , ai compiti, ecc..), che risultano efficaci se sono:
- CHIARE, cioè esplicitate al bambino;
- COSTANTI, cioè valide sempre;
- COERENTI, cioè portate avanti da entrambi i genitori.
L’autorevolezza di un genitore si basa sulla fermezza e sulla piena adesione emotiva alle cose che dice e che decide.
Ciò che può inficiare o indebolire la fermezza con cui un genitore dice un “No” sono i sensi di colpa.
In questi casi si sviluppa un atteggiamento di iper-protezione che può avere delle serie ripercussioni sulla crescita del bambino che, trovandosi sempre con la strada spianata, non prende mai coscienza delle sue effettive risorse e viene lasciato in un’onnipotenza, che però lo condanna a non riuscire a relazionarsi con gli altri.
Spesso noi adulti viviamo le regole come una sorta di “cattiveria” che facciamo ai figli, e non ci rendiamo conto dell’enorme importanza che hanno a livello dello sviluppo psicologico.
I bambini ne hanno un profondo bisogno, perché le regole orientano, ci permettono di interiorizzare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ci fanno sentire protetti e ci aiutano ad arginare gli aspetti pulsionali che a volte invadono in modo incontenibile.
I bambini CHIEDONO ai genitori di essere fermati, aumentano la sfida, alzano il tiro finché non trovano qualcuno che finalmente mette un ALT, li contiene.
Gli atteggiamenti di sfida e provocazione sembrano una richiesta estrema di ricevere un “alt” fermo, che aiuti il suo bimbo a contenere la sua rabbia e gli faccia sentire che ci sono adulti forti, autorevoli, che possano costituire per lui dei veri punti di riferimento.
Dare un limite a un bambino significa aiutarlo ad incanalare l’energia aggressiva in modo costruttivo e non distruttivo; significa dare indicazioni chiare su ciò che si può o non si può fare; significa fargli sentire che c’è qualcuno che si occupa di lui e lo ama al punto da ingaggiare una sfida faticosissima pur di trasmettergli dei valori.
Se un bambino ha dei genitori che non sanno tenergli testa, come farà a sentirsi protetto?
È necessario chiarire che ci sono dei comportamenti accettati ed altri che non sono consentiti, sia a casa che a scuola, ed è necessario stabilire sia le regole che le conseguenze, qualora queste non vengano rispettate.
Non bastano i discorsi o gli inviti a mettersi nei panni degli altri, è necessario sperimentare che un certo comportamento ha delle conseguenze (non si guarda il programma preferito, non si esce, o altre cose che sapete essere importanti per il vostro bimbo).
All’inizio ovviamente questo aumenterà la rabbia, e quindi l’opposizione, ma poi potrà permettere al vostro bimbo di sperimentare modalità diverse di entrare in relazione, (che non prevedano provocazioni e sfide) e la possibilità di affidarsi ai suoi adulti di riferimento.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.