Risponde lo psicologo – La preadolescenza: prime trasgressioni
È un’esperienza che abbiamo tutti: oggi, già verso la fine della scuola elementare i bambini cambiano, entrando in una fase che gli psicologi definiscono di “preadolescenza”. E spesso lasciano spiazzati genitori (e nonni, ancora di più!).Ecco alcuni consigli della psicologa Manuela Arenella.
DOMANDA
Il mio problema riguarda gli amici di mio figlio, di 9 anni. Alcuni dei suoi amici di scuola assolutamente non mi piacciono. Il loro comportamento è molto aggressivo (non solo per me, ma anche a giudizio delle maestre), non accettano le regole, parlano molto male, e per loro trascorrere il tempo significa giocare con videogiochi e internet.
Non ho mai avuto gravi problemi con mio figlio, ma negli ultimi mesi trascorre sempre più tempo con questi ragazzi e ogni giorno è una sfida per continuare i ritmi di prima (due volte a settimana va a calcio, una a nuoto) ed è anche sempre più difficile fargli fare i compiti di scuola. Vuole stare con gli “amici”, e se dico di no, va nella sua camera e chiude la porta. Non posso parlare con lui, non mi vuole ascoltare. Come posso comportarmi?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
La domanda ci permette di aprire una parentesi su un’età poco esplorata e molto controversa: la preadolescenza.
È una fase che va dai 9 ai 12 anni circa ed è caratterizzata dal passaggio dal pensiero “magico” infantile all’incontro con una realtà talvolta complicata, molto sfaccettata, in cui non ci si sente né carne né pesce.
Il preadolescente alterna atteggiamenti che richiamano la trasgressione adolescenziale a comportamenti infantili, che hanno a che fare con un bisogno di rassicurazione. L’oscillazione tra questi due poli mette in difficoltà anche i genitori, che sono spiazzati da questi cambiamenti repentini, a cui non sanno dare spiegazioni, e soprattutto non sanno come gestire.
La preadolescenza
Dai 9 ai 12 anni i ragazzini cominciano a criticare i propri genitori, che non vengono più idealizzati come durante l’infanzia. Riconoscere i limiti e i difetti dei propri genitori è fondamentale per poter cominciare a “separarsi” dal mondo infantile, per muoversi verso la realtà, verso il mondo esterno.
I genitori faticano ad accettare questi cambiamenti, che vivono come perdita, e non capiscono più chi hanno di fronte, anche perché lo stesso ragazzo non ha definito i confini della propria identità.
La cosa migliore che i genitori possono fare in questo caso è valorizzare le scoperte che il figlio fa muovendosi nel mondo in modo sempre più autonomo, consentendogli tutti i movimenti di avvicinamento e allontanamento, di entrata e uscita da un rapporto che comunque resta fondamentale (fermo restando l’esigenza di separarsi e differenziarsi da loro).
Una sfida al modello de genitori
Il preadolescente, attraverso la sfida, cerca di verificare la consistenza degli adulti, la loro capacità di tenuta. Quello che bisogna capire è: come i genitori accolgono questa sfida?
In questi casi i genitori dovrebbero mantenere una certa fermezza (senza diventare severi e punitivi), ma anche avere elasticità (che non deve diventare lassismo), affinché il figlio possa muoversi nell’ambivalenza tra autonomia e dipendenza.
Facendo riferimento alla domanda, sarebbe utile avere maggiori indicazioni rispetto al carattere del ragazzo in questione. È estroverso o timido? Che tipo di cambiamento si è verificato? Da quanto tempo? Cosa lo ha spinto a legare con questi compagni? E com’era il rapporto con i genitori prima?
Gli amici
Frequentare determinati amici può avere a che fare con il bisogno di compensazione, per cui si cerca nel gruppo dei pari qualcuno di molto diverso da noi. Ma può essere un modo per fare esperienze, anche trasgressive, che portino il ragazzo verso la realtà.
Può succedere che si invischi in un rapporto tra “persecutore e vittima”, che lo costringe ad identificarsi in un unico ruolo, che è quello di perdente. In questo caso è importante chiedersi che cosa spinga nostro figlio a scegliersi come amico un piccolo aguzzino, poiché se anche gli si vieta di frequentare quel determinato amico c’è il rischio che ne trovi un altro con le medesime dinamiche.
In preadolescenza il movimento verso i coetanei è naturale, ed utile per creare legami con qualcuno di esterno ed estraneo alla famiglia, e per sperimentare, in modo protetto, la possibilità di condividere segreti, complicità nelle piccole trasgressioni, e anche i primi movimenti di “separazione”dalla famiglia.
Accettare il cambiamento
Spesso è inutile attaccare gli amici che un ragazzo sceglie di darsi, poiché si rischia solo di inasprire il conflitto.
Bisogna entrare nell’ordine di idee che il “bambino”che conoscevamo sta cambiando, sta attraversando una fase di crescita che prevede anche atteggiamenti di sfida e contrasti, di fronte ai quali le “armi “che un genitore può mettere in campo sono le norme e il dialogo.
È importante tenere duro (fondamentale è la coerenza della coppia di genitori) rispetto a determinate regole stabilite in precedenza anche col ragazzo, ma è altrettanto necessario accompagnare questa coerenza con un dialogo che va alimentato continuamente, proprio per restituire al ragazzo una dignità e un’importanza (non mi limito a darti ordini, ma ti parlo dando spiegazioni).
Sarebbe importante, perciò, aprire un dialogo con lui su cosa ci trova in quegli amici, sul come si sente, cercando di comunicargli anche la preoccupazione per i suoi comportamenti (che vanno comunque monitorati, affinché non diventino distruttivi e autodistruttivi). L’importante è non far sentire che siamo delusi da questi cambiamenti, ma pronti ad accogliere le nuove esigenze dei figli che crescono.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.