Risponde lo psicologo – Doppia personalità?
Un bambino che a casa è dolce e affettuoso, mentre a scuola si comporta male, si rifiuta di lavorare in gruppo e dà anche fastidio ai compagni che vogliono farlo. Che cosa significa? La risposta della psicologa Manuela Arenella.
DOMANDA
Sono preoccupata perché il mio bambino più grande, di cinque anni e mezzo, talvolta sembra avere una duplice personalità. Non si tratta solo del fatto che a volte è un bambino dolce, affettuoso e sensibile, mentre altre volte è capriccioso, nervoso e violento. A preoccuparmi è il suo comportamento all’asilo, dove le maestre spesso lo puniscono perché si comporta male e negli ultimi tempi si circonda di alcuni amichetti ritenuti da sempre problematici e violenti.
Le maestre mi hanno riferito che spesso si rifiuta di lavorare in gruppo cercando la complicità di altri bimbi e dando fastidio a chi lavora…
Quando io e il papà gliene parliamo lui scoppia a piangere promettendo di fare il bravo, ma poi le cose non cambiano.
Come devo fare? Mi sento davvero avvilita e frustrata.
RISPONDE LA PSICOLOGA MANUELA ARENELLA
La situazione che descrive fa pensare non ad una duplice personalità, bensì a un bimbo in cui è ancora molto accentuata la pulsione al dominio.
Si tratta di una pulsione fondamentale da piccoli, poiché spinge verso le cose, sostiene la propria centralità nel mondo e, di conseguenza, l’autostima. Nel corso della crescita, tuttavia, questa spinta deve ridimensionarsi per dare al bambino la percezione della sua identità, del suo essere “limitato”, perciò in grado di relazionarsi con gli altri e con la realtà, permettendogli di arricchirsi.
Ciò che permette questo passaggio è l’insieme dei limiti e delle regole che i genitori danno, che consentono il controllo pulsionale, l’uscita dall’onnipotenza e la capacità di entrare in relazione.
Prendete con le pinze ciò che dico, poiché non è frutto di un’osservazione diretta e di un lavoro sul caso specifico, ma in questo caso è come se il sistema di regole e limiti, volto a limitare tale pulsione con cui si viene al mondo, non fosse stato in grado di ridimensionarla, a favore della possibilità di relazionarsi positivamente con gli altri, provare senso di colpa ed empatia.
Talvolta i bambini possono attivare atteggiamenti un po’ “manipolatori”, tipo piangere o promettere di fare il bravo, perché sanno quale può essere il “punto debole” dei genitori, ma poi continuano nei loro atteggiamenti violenti o provocatori.
Forse in questo caso non basta la “ramanzina”, o il farsi promettere di non farlo più. Sarebbe importante stabilire una serie di regole e conseguenti “punizioni”, rispetto al non picchiare, non avere manifestazioni violente, ecc.
Dovreste creare un chiaro nesso di causalità tra il comportamento sbagliato e la conseguente punizione, in modo che il vostro bimbo capisca e interiorizzi che certe cose sono sbagliate, in modo inderogabile.
Tutto ciò deve valere anche per ciò la scuola, poiché la capacità di autocontrollo e gestione pulsionale deve attraversare trasversalmente tutti gli ambiti.
Talvolta l’autorevolezza genitoriale è minata dai sensi di colpa che ci fanno sentire “cattivi” se diamo regole ai bambini. In realtà lasciarli senza, significa far loro un torto enorme e impedire loro di poter entrare in una relazione autentica con gli altri.
Non bastano le promesse, e non dovete lasciarvi fuorviare dai pianti, ma trasmettere chiaramente che certi comportamenti non sono ammessi, e comportano delle conseguenze, sia se si manifestano a casa che a scuola.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.