A proposito di calcio e di tifo

Grande-TorinoE ora parliamo un po’ di tifo sportivo. Sì, anche questo c’entra con noi nonni. Perché anche se non c’eravamo, o forse eravamo troppo piccoli per ricordarlo, sono certa che per tutti noi nonni lo schianto che il 4 maggio 1949 ha distrutto l’intera squadra del “Grande Torino” è uno di quegli avvenimenti che sono entrati nella nostra storia. Perché era una squadra mitica, vincitrice di cinque scudetti consecutivi, i cui giocatori erano la spina dorsale della Nazionale; ma anche per la tragedia in cui morirono, quando l’aereo sul quale erano imbarcati cadde sul terrapieno della basilica di Superga, sulla collina d Torino. Una tragedia che è rimasta nella memoria, facendo entrare nel mito gli atleti morti nell’impatto (“Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto ‘in trasferta’”, come scrisse Indro Montanelli).

Per questo, benché sia una tifosa tiepida, disattenta a classifiche e lontana dagli eccessi delle tifoserie, anch’io non ho potuto fare a meno di inorridire nel vedere i due striscioni inaccettabili sbandierati dai tifosi della Juventus in occasione dell’ultimo derby, domenica scorsa: “Solo uno schianto” recitava il primo; “Quando volo penso al Toro” il secondo.
Che cosa dire? Com’è possibile che la memoria si trasformi diventando, invece che uno strumento al servizio della civiltà, un segno di ignoranza e, diciamolo pure, di idiozia?

Certo, quello del derby Toro-Juve non è stato certo l’unico episodio di inciviltà sugli spalti a cui abbiamo assistito. E non bisogna andare troppo indietro nel tempo per trovare altri esempi: basta pensare ai cori razzisti della partita Bologna-Napoli di appena qualche settimana fa, in cui i tifosi bolognesi hanno accolto la squadra partenopea con cori all’insegna di “Vesuvio, lavali col fuoco”. Sembra quasi che i tifosi facciano a gara a raggiungere vette sempre più alte di efferatezza.

Fortunatamente, il calcio è altro e ben più di questo. È uno sport bellissimo da praticare e da vedere, che richiede doti atletiche, ma anche tattiche, spirito di squadra, visione del campo… Ed è uno sport che può passare come un testimone di generazione in generazione, unendo nonni e nipoti. Anzi, noi nonni siamo quelli che possiamo trasmettere loro, insieme al gusto di guardare insieme le partite, anche quello di fare un tifo “pulito”, che passa attraverso la capacità di apprezzare comunque il bel gioco, il gioco leale, in cui ognuno cerca di dare il meglio.
È stato così nella mia famiglia. Mio marito viene da una famiglia da generazioni di “pura fede granata”, e il commento alla partita del Toro animava spesso le conversazioni domenicali (e non solo) con suo padre, suo fratello, suo nonno… Erano (e sono) conversazioni vivaci, ma sempre misurate, in cui si parla della partita, degli errori commessi e anche dei pregi degli avversari. Insomma, si fa “il tifo per” e non “il tifo contro”: e la differenza non è da poco.

Anche le mie figlie hanno assorbito dal papà un senso dello sport fatto di rispetto dell’avversario, di passione contenuta e civile, di amore per il bel gioco, e tanto meglio se a farlo è la tua squadra.
Impossibile d’altra parte che non fosse così! Mia figlia, da bambina, adorava sentirsi raccontare di quando era nata. E la storia, che le piaceva tantissimo, era questa: due giorni prima della sua nascita (nel marzo del 1983) c’era stato un mitico derby Torino-Juventus (sì, anche qui c’entra un derby!), dove il Torino, che stava perdendo 2 a 0, rimontò e vinse.
Io e il papà alle prime avvisaglie della sua nascita eravamo corsi in ospedale e da lì avevamo telefonato alle nostre famiglie, che ci raggiunsero. Come tutti i giovani genitori un po’ inesperti, ci eravamo però mossi un po’ troppo presto. Così, tra una doglia e l’altra, i futuri papà, nonno e zio cominciarono a commentare la partita. Quando si dice mangiare pane e calcio (o meglio, in questo caso, bere latte e calcio…).
E la tradizione continua. Il regalo di mio marito al nipotino? Una mini-maglia del Toro, naturalmente!

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