Parliamo di noi – La vita in quarantena

SOS coronavirus. Un’emergenza sanitaria, certo, in cui tutti dobbiamo fare la nostra parte. Ma un’emergenza che sta rischiando di farci vacillare anche dal punto di vista psicologico. Perché ormai, dopo settimane di isolamento a casa, anche quelli di noi che sono fortunatamente indenni dal contagio cominciano a risentirne.

Certo, a guardarci intorno, ad ascoltare i bollettini “di guerra” che ogni sera ci arrivano dalla protezione civile e che sono terribili, anche se ora fortunatamente (pare) in calo, ci sentiamo fortunati. Però è vero che questa pausa forzata della nostra vita comincia a incidere, e pesantemente, sul nostro stato d’animo.
Ognuno di noi la vive a modo suo, e affronta problematiche diverse. Ci sono le famiglie con figli piccoli che, segregate in un appartamento dalla superficie ridotta e con l’esigenza anche di lavorare da casa (lo smart working di cui tanto si parla), impazziscono per conciliare le esigenze di tutti e seguire i bambini, tenendoli a bada  per evitare di cadere in un clima di mancanza di regole generale (sugli orari, sui compiti sui ritmi quotidiani…) dannoso per tutti.

Ci sono le famiglie con i figli piccoli unici, che devono impegnarsi per intrattenerli, e quelle con figli di diversa età, che devono impegnarsi per… evitare che continuino a litigare!
Ci sono le famiglie con i figli adolescenti, abituati a vivere tra scuola, impegni vari e gruppi di amici, che ora si sentono in gabbia…
Ci sono le famiglie che, semplicemente, non erano abituate a convivere 24 ore su 24, e in cui ora scoppiano le insofferenze reciproche.
Ci sono i single, abituati a un’intensa vita sociale e lavorativa, che ora hanno come unici “surrogati” i whatsapp, il telefono, i social…
E ci sono gli anziani, in coppia o soli, che sanno di essere particolarmente esposti al virus (o, per meglio dire, sanno che su di loro il virus può manifestarsi in modo più virulento mettendo a dura prova le loro difese)  e che in questi giorni così bui si ritrovano soli, costretti a rinunciare a quella vicinanza di affetti – con i figli, le loro famiglie, i nipoti – che riscaldavano le giornate di quel “pre-emergenza” che già ci sembra così lontano.

Per tutti, la quarantena ha voluto dire un deciso cambiamento di vita, un dover rinunciare a impegni consolidati, un dover allentare rapporti sociali che costituivano la trama delle giornate. Ha voluto dire abituarsi a un tempo che scorre sorprendentemente lento e che pure ci pare che si “squagli” tra le nostre mani, in un modo che ci sembra inconcludente; dover riorganizzare le nostre giornate, darci degli obiettivi per evitare che ci sfuggano in modo insensibile.
Molti di noi hanno reagito rispolverando i vecchi sogni nel cassetto: il libro impegnativo accantonato perché “tanto non ho il tempo per leggerlo”, l’hobby a cui non ci si dedicava da troppo tempo. Per molti invece è venuto avanti, giorno dopo giorno, lo spettro di un calo di umore, se non di una vera depressione. Un vedere tutto grigio, uno doversi sforzare per pensare che quest’emergenza finirà, per guardare al futuro.  A soffrirne sono coloro che sono rimasti soli, che sentono la mancanza di quel guscio di affetti, anche familiari, che ci protegge anche quando la casa si svuota e i figli sono lontani; quel guscio fatto di pranzi domenicali, ma soprattutto di pomeriggi passati con i nipoti, a giocare con loro o ad aiutarli a fare i compiti. Un guscio che ci faceva sentire vivi e utili, oltre a riempirci il cuore di amore.

La soluzione? Certo, bisogna stringere i denti. Ma per aiutarci può servire imporci una routine piuttosto rigida: non perdere il ritmo veglia/sonno, ma alzarci alla solita ora, lavarci, vestirci (anche con una certa cura, a dispetto del fatto che poi dobbiamo restare in casa), mangiare a orari regolari, continuare a curare la casa, andare a dormire regolarmente senza lasciarci trascinare a vedere la Tv più a lungo, la sera, “perché tanto domani posso dormire quanto voglio”. Piccoli accorgimenti, ma che ci aiutano a non perdere il senso del tempo e costruiscono quasi una “corazza” di abitudini che ci permette di restare ancorati alla realtà, pur in questo tempo straordinario che stiamo vivendo. E poi, coraggio: anche per i nonni c’è whatsapp, ci sono le videochiamate… strumenti che ci permettono comunque di restare vicini ai nostri affetti, a dispetto della lontananza. In attesa che tutto passi e che possiamo tornare ad abbacciarci.

 

In questo periodo, ci siamo occupati a più riprese dei problemi legati all’epidemia da coronavirus che stiamo vivendo. Trovate quindi altri articoli anche a questi link:
Nonni al tempo del coronavirus
La lettera di una nonna al nipotino… al tempo del Covid-19
Proteggere i bambini dalla paura del coronavirus
I compiti… al tempo del coronavirus

 

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