La morte dei genitori: si è sempre orfani, a ogni età
Non importa che età hai: perdere un genitore vuol dire sempre sentirsi orfano. Orfano anche quando sei entrata nell’età in cui ogni tanto devi allontanare il pensiero che la strada che ti resta da percorrere è comunque, anche nelle più rosee prospettive, molto più breve di quella che hai già percorso. Orfano anche quando hai già preso tante decisioni importanti, hai affrontato tanti problemi e superato tanti momenti brutti. E orfano anche quando da un pezzo i tuoi genitori hanno smesso di essere un sostegno per te, anzi le parti si sono invertite, e tu hai vissuto giorno per giorno la loro fragilità e ti sembra di essere preparato alla loro scomparsa. E invece scopri che non è così, che non sei preparato e che, anche se non lo sospettavi, dentro di te continua a vivere quel bambino che sa che gli basta allungare una mano per trovarli lì, pronti ad appoggiarlo.
L’affiorare dei ricordi
Perciò, anche se non ci sono più, e magari non ci sono più da tempo, loro continuano a vivere in noi, e ci tornano alla mente in un gesto, un modo di dire, un oggetto che improvvisamente, nel mezzo delle nostre giornate frenetiche, ci si fa incontro e ci costringe a fermarci. Ricordi che non affiorano solo a novembre, il mese che dedichiamo a chi ci ha preceduto, ma che forse in questo mese diventano più intensi e si tingono di maggiore malinconia.
Ricordi da trasmettere
Non sempre sono ricordi dolci; qualche volta riaffiorano anche rimpianti per le occasioni che abbiamo perduto, per le incomprensioni che non abbiamo saputo superare, per le ostinazioni che ci hanno fatto arenare in prese di posizione tenute per puntiglio. Anche questo fa parte del nostro vissuto e anche questo è bene, se riusciamo, trasmetterlo ai figli e ai nipoti: fa parte della nostra storia, e quindi della loro, e aiuta noi e loro a capire meglio chi siamo e quale strada ci ha reso quello che siamo.