Bet she can: aiutare le bambine a realizzare i propri sogni

betshecan-logoModelli educativi e sociali ancora troppo ancorati al passato, che spesso “bloccano” le potenzialità delle bambine e delle ragazze relegandole a ruoli tradizionali e subalterni. Si può fare qualcosa? La fondazione “Bet she can” scommette di sì e ha in cantiere tanti progetti interessanti!

Le bambine educate a diventare brave donnine di casa, i maschietti… tutto il resto. Anche se ci sembra che negli ultimi decenni si siano fatti tantissimi passi avanti per scardinare questi stereotipi, la realtà è che invece siamo quasi ancora fermi qui: le bambine/ragazze e donne possono “anche” pensare a una carriera, ma certo al primo posto per loro, nella loro educazione prima e nella vita poi, ci si aspetta che ci siano famiglia, casa e figli; i bambini/ragazzi e uomini possono “anche” pensare alla casa e alla famiglia, ma per loro, viceversa, tutti si aspettano che al primo posto ci siano lavoro e carriera.

Insomma, stereotipi che tutti conosciamo, anche se spesso li diamo tanto per scontati da non fermarci neanche più a osservarli. Ma stereotipi che sottraggono alla nostra società forze preziose: quelle delle bambine, appunto, che spesso non riescono a esprimere le proprie potenzialità, a credere abbastanza in se stesse, a “sognare” e a battersi per realizzare i propri sogni, perché scoraggiate da una società in cui tutto cospira a incanalarle verso un ruolo tradizionale e comunque subalterno rispetto a quello maschile.
Rovesciare questo modo di sentire, riuscire a dare alle bambine e alle ragazze dei modelli diversi da quelli che vedono continuamente intorno a sé (basta pensare solo alle pubblicità, dove ancora oggi troppo spesso le donne sono rappresentate come sessualmente disponibili) è una sfida importante per tutti gli educatori, a partire dalla famiglia, dove, inconsapevolmente, finiamo con lo sposare questo modo di vedere la figura femminile.

La fondazione “Bet she can”: dalla parte delle bambine

Ebbene, è per combattere tutto questo e per offrire alle bambine e alle ragazze gli strumenti concreti per sviluppare la propria consapevolezza di sé e le proprie potenzialità che è nata la fondazione Bet She Can (espressione inglese che possiamo tradurre come “Scommetto che ce la fa!”), che opera in tutta l’Italia e, in collaborazione con tante realtà locali, si occupa di costruire progetti innovativi indirizzati alle bambine e alle ragazze tra gli 8 e i 12 anni. Bambine e ragazze, appunto, in età preadolescenziale, cioè in quella fase della vita in cui sono alla ricerca di sé, iniziano a definire i propri obiettivi, a pensare alla scelta della propria strada.

I progetti

Ma nel concreto, in che modo si svolge l’azione di Bet She Can? La fondazione opera in collaborazione con le associazioni che operano sul territorio, identificando i progetti che possono essere concretizzati e operando con queste associazioni per realizzarli.
E i progetti sono tanti, e tutti bellissimi. Qualche esempio? Un progetto iniziato da pochi giorni a Roma è quello dal titolo “Cambiamo gioco”: un ciclo di incontri sui temi della leadership femminile e della solidarietà tra ragazze che si articola in due fasi. In una prima fase c’è un laboratorio teatrale con giochi volti a rafforzare l’autostima e la fiducia in se stesse, seguito da un laboratorio multimediale in cui le ragazze produrranno un cortometraggio.
Va nella stessa direzione il progetto “Ritratti di vita”, in programma in Toscana, volto a stimolare la percezione del proprio corpo in una fase delicata della crescita come quella della preadolescenza, in cui le ragazze stanno ancora costruendo l’immagine di sé e le proprie aspirazioni.

In una direzione diversa, ma altrettanto affascinante, vanno invece altri progetti. Per esempio quello “Ragazze in pista”, in programma a Bologna il prossimo autunno, che ha l’obiettivo di avvicinare le ragazze al mondo delle autovetture. Come? Partecipando al restauro di un’automobile d’epoca in un’officina specializzata! O quello, particolarmente affascinante, che si propone di avvicinare le bambine al mondo dell’astronomia, della robotica e dell’aerospaziale. Si chiama “In viaggio con Rosetta” ed è un percorso, in programma nelle città di Milano, Torino e Genova, in cui le bambine rivivranno l’avventura della sonda Rosetta, del suo Lander Philae e della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko attraverso racconti, disegni, realizzazioni di piccoli modelli e testimonianze di professioniste dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
Si tratta di due progetti volti a incoraggiare le bambine a intraprendere anche percorsi professionali ancora “inusuali” per le donne: basti pensare che negli USA nel settore delle automobili solo il 20% è rappresentato da donne (e nel resto del mondo la percentuale diminuisce ulteriormente) mentre a livello mondiale solo il 25% di chi lavora nel settore aerospaziale è formato da donne (e addirittura solo il 10% degli ingegneri impiegati in questo settore).

Insomma, tante idee da sviluppare per aiutare le bambine a guardarsi dentro senza avere paura dei propri sogni e delle proprie aspirazioni, ma anzi a costruire quella solida consapevolezza di sé che è il primo passo per poterli realizzare. Un’opera educativa che deve cominciare anche a casa, e in cui anche noi nonni possiamo avere un ruolo importante. Non credete?

Informazioni: www.betshecan.com

Ecco alcune immagini del primo incontro del progetto “Cambiamo gioco”, che si è svolto a Roma.

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